LABANOF - Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense - Sezione di Medicina Legale - Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute - Università degli Studi di Milano

LABANOF - ARCHEOLOGIA

Ricostruire il passato attraverso i resti di chi l'ha vissuto.

lo studio del più grande ospedale di milano


Il contesto di indagine del presente progetto, ovvero l’Ospedale Maggiore, è un bene culturale lombardo di straordinario valore, nonché sede centrale dell’Università degli Studi di Milano. Questo antico nosocomio milanese ha rappresentato per centinaia di anni un’istituzione centrale, di spirito caritatevole e dedicata alla cura delle fasce più povere della popolazione. La struttura, essendo anche un luogo pio, doveva provvedere con cibo e medicina a ripristinare la salute dell’individuo, ma anche occuparsi dell’anima attraverso le preghiere e di seppellirne i resti in caso di decesso. Per questo motivo, requisito fondamentale dell’Ospedale Maggiore era di possedere, oltre alle corsie per i degenti, una chiesa, un campanile ed un cimitero.

Nel XVII secolo, pochi anni dopo la grande epidemia di peste, venne costruito il Sepolcreto Maggiore, al di sotto della nuova chiesa dedicata alla Beata Vergine Annunziata e destinato ad accogliere i cadaveri dei numerosi pazienti che non sopravvivevano. Questo spazio sepolcrale fu utilizzato per circa settant’anni e fu presto abbandonato per l’insalubrità degli ambienti, invasi dai miasmi dei cadaveri, la cui decomposizione era rallentata dalla struttura muraria delle camere ipogee. La Cripta tornò ad essere al centro dell’attenzione comunale nel 1848, durante i moti insurrezionali delle Cinque Giornate, in cui si decise di tumulare le salme dei patrioti nelle antiche camere seicentesche. Questo luogo, in seguito all’Unità d’Italia, nel 1861, fu riadattato per diventare uno spazio della memoria per i patrioti qui sepolti e il sacrario della patria appena costituita, dopo anni di dominio straniero. Trascorsi appena cinquant’anni, le camere tornarono ad essere abbandonate a causa della costruzione del monumento alle Cinque Giornate nell’omonima piazza. Passata la solenne traslazione dei corpi, l’interesse della cittadinanza verso questo luogo andò presto scemando. Nel XX secolo, il Sepolcreto venne ridotto a magazzino ospedaliero per il deposito di opere sacre, lapidi e oggetti di varia natura. In aggiunta, la Cripta venne danneggiata durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e sfruttata come passaggio preferenziale per l’installazione di impianti di servizio, senza alcun rispetto per la sacralità del luogo.

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Nel 2009 la Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico decise di ripristinare e ridare splendore agli ambienti della Cripta e della soprastante chiesa; questo restauro durò quattro anni, concludendosi nel 2013. In quegli stessi anni, vennero chiamati esperti dell’Università degli Studi di Milano per avviare uno studio preliminare volto al recupero di parte del materiale osseo ancora presente nel sepolcreto . All’inizio di questo percorso d’indagine, l’osservazione della situazione nelle camere e i sondaggi effettuati portarono a pensare che i reperti qui sepolti fossero unicamente ossa commiste, frutto di deposizioni secondarie degli antichi milanesi, dall’Epoca Sforzesca all’Epoca Risorgimentale. Tale ipotesi era corroborata dal risultato incerto restituito dalle prime e scarse datazioni al radiocarbonio.

Dal 2014 al 2016 proseguirono i sondaggi, ancora privi di un approccio archeologico, finalizzati al recupero e allo studio di un campione più grande rispetto a quello precedente di materiale antropologico, prelevato in ciascuna delle nove camere ipogee contenenti ancora resti scheletrici. I primi risultati ottenuti da questi studi sono stati oggetto di pubblicazioni e hanno permesso di rivelare l’enorme potenziale del sito qualora scavato e studiato in maniera idonea e multidisciplinare.
Da qui la proposta del presente progetto triennale dal nome “Il Sepolcreto della Ca’ Granda, un tesoro storico e scientifico di Milano”. Scopo principale della ricerca era analizzare sistematicamente il contesto della Cripta della Beata Vergine Annunziata, applicando, per la prima volta, le scienze archeologiche in combinazione con quelle antropologiche e biomediche.

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Il progetto di ricerca in oggetto verte principalmente sul recupero e lo studio archeologico ed antropologico dei pazienti seicenteschi dell’Ospedale Maggiore Ca’ Granda di Milano, rinvenuti nelle camere ipogee sottostanti la cripta della chiesa della Beata Vergine Annunziata, allo scopo di ricostruire uno spaccato della popolazione ospedaliera ma anche più in generale dei milanesi del Seicento, adattando il metodo archeologico e antropologico al peculiare assetto della cripta. Si è voluto ridare una nuova dignità a questo luogo monumentale che conserva un inestimabile patrimonio storico e scientifico, attraverso lo studio e la valorizzazione del lascito umano costituito dall’archivio biologico conservato nelle sue camere sepolcrali. Fin dallo studio pilota effettuato nel 2013 si è intuito l’elevato valore del sepolcreto e del suo contenuto a livello nazionale e internazionale. Il presente progetto ha avuto come scopo iniziale lo scavo scientifico e il conseguente recupero di una sostanziale quantità di resti umani contenuti nel Sepolcreto Grande dell’Ospedale Maggiore e degli elementi della cultura materiale. Questi reperti sono stati poi oggetto di un’analisi antropologica e biomedica che ha realmente iniziato a portare alla luce nuovi dati sulla popolazione antica Milanese e su questo ospedale.
Il lavoro di ricerca è stato ideato e proposto con tre differenti componenti:
• sopralluogo e scavo archeologico delle camere ipogee
• recupero dei materiali e studio storico – antropologico e biomedico;
• divulgazione e rivalorizzazione dell’edificio sepolcrale attraverso conferenze, un libro, una pagina web e un percorso museale in cripta.

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Il progetto ha come responsabile Cristina Cattaneo (Professore Ordinario di Medicina dell’Università degli Studi di Milano), che si è occupata del coordinamento e delle analisi del materiale umano, e come co-responsabile Fabrizio Slavazzi, Professore Ordinario di Archeologia Romana dell’Università degli Studi di Milano, che ha svolto le attività di coordinamento delle analisi storico-archeologiche. Partner del progetto è la Fondazione IRCCS Ca’ Granda, proprietario del bene, rappresentata in questo progetto dal Dott. Paolo Galimberti, Servizio Beni Culturali, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico.
Da una parte lo scopo principale dell’indagine archeologica è stato quello di effettuare una ricerca stratigrafica che idealmente dovrà essere applicata all’intero complesso delle camere funerarie, per comprendere la natura dei metodi e delle dinamiche di sepoltura degli antichi degenti. Dall’altra, l’antropologia e le scienze biomediche afferenti sono state le protagoniste principali nell’analisi dei resti recuperati, al fine di effettuare una ricostruzione delle caratteristiche biologiche e patologiche della popolazione dell’Ospedale Maggiore di Milano. La natura interdisciplinare di questo progetto ha permesso così di far dialogare queste scienze, proponendo una nuova metodologia per affrontare lo studio di una situazione funeraria complessa. In aggiunta, altre discipline, come la botanica, la genetica e la tossicologia, sono state qui inserite, per meglio contribuire ad ampliare la conoscenza storica e culturale del più grande ospedale di Milano.

Le camere ipogee sono state documentate e dalla camera più grande sono stati scavati circa 7,5 m3 di deposito, contenenti circa 1,2 milioni di resti ossei che sono stati smistati, puliti e osservati macroscopicamente. Si è proseguito poi con diverse analisi a campione: indagine antropologica completa di circa 4000 soggetti rappresentati da ossa commiste e da scheletri in connessione nonché da residui di encefalo, capelli, unghie e cute. Di alcuni resti sono poi stati effettuati ulteriori indagini di tipo radiologico (RX e TAC), microscopico, genetico (DNA), tossicologico e di ricostruzione fisiognomica.
Inoltre sono state create delle schede antropologiche per questo tipo di scenario e testati e adottati due database (uno in collaborazione con gli USA) per l’archiviazione e la gestione dei dati. I dati ottenuti in questo progetto hanno reso possibile per la prima volta una proposta di ricostruzione della vita e dello stato di salute dei milanesi che hanno frequentato le corsie del nosocomio. In aggiunta, i risultati si sono rivelati promettenti e, per certi versi, pioneristici, nella loro capacità di creare un metodo adatto ad effettuare collegamenti tra diverse discipline scientifiche, l’identità delle persone sepolte e le fonti storiche dell’epoca.

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Il progetto è stato realizzato con il contributo di Regione Lombardia, nell’ambito del bando 2018 per la promozione di interventi di valorizzazione di aree archeologiche, siti iscritti o candidati alla lista UNESCO e itinerari culturali.

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